Nuraghi
Ultima modifica 12 settembre 2023
Il termine nuraghe viene spesso usato trastatamente per indicare la Sardegna, in quanto non solo è il suo monumento più caratteristico, ma questo addirittura finisce per costituire un comune elemento del paesaggio sardo. Dalla simbiosi tra territorio e costruzioni, deriva dunque, tale sinonimo.
La straordinaria civiltà nuragica è indubbiamente civiltà di grandi costruttori che dettero forme ''ciclopiche'' ad architetture, realizzate in realtà, da ''piccoli'' uomini. Di fronte alla grandiosità e monumentalità dell'architettura, le altre manifestazioni, compresa quella pur notevole della scultura in pietra e in bronzo, assumono un ruolo decisamente secondario.
L'ubicazione di tutti i nuraghi presenti nel territorio di Loculi è rivelatrice di un preciso disegno strategico: sorgono collegati fra loro a vista, costituendo in tal modo un sistema congiuntamente residenziale e difensivo.
Prima di soffermarsi sulle loro caratteristiche, è opportuno spendere qualche parola sulla eccezionale tecnica costruttiva che non è assolutamente attribuibile ad una comunità primitiva e ignorante. L'impiego e la posa in opera, a secco, di grossi blocchi che legano perfettamente fra loro, presuppone infatti, una attenta progettazione e notevoli cognizioni di statica e geometria. Non è azzardato affermare che questi ignoti ''architetti'' sono stati anticipatori della moderna scienza delle costruzioni, che studia gli effetti prodotti dalle forze che sollecitano una costruzione e determina le condizioni che le diverse parti di questa devono soddisfare affinché possano sopportare tali forze.
È grazie alle stupefacenti conoscenze tecniche che lo sviluppo tronco conico dei singoli edifici è risolto con una progressione di anelli murari di raggio decrescente, ed il cui spessore diminuisce in proporzione al raggio stesso. Inoltre, tutte le strutture acquistano solidità dalla corretta gravitazione del materiale pietroso, nonché dalla uniforme distribuzione delle tensioni interne.
In un saggio di Bruno Vacca è illustrata una convincente interpretazione per sollevare le pietre di grandi dimensioni. L'autore lo indica nel sistema dei contrappesi: ''Con tale metodo (egli osserva) mediante la costruzione di una robusta impalcatura di legno, un macigno di peso superiore anche a qualche tonnellata, veniva sollevato e posto in opera, dopo averlo ben imbragato e collegato con una rete tenuta ad una certa altezza; tale rele veniva gradatamente colmata con materiale pietroso più minuto e di facile trasporto a mano e quando questa raggiungeva un peso superiore di quello del macigno, calava lentamente sollevandolo per contrappeso''.
Per quanto concerne le caratteristiche dei singoli nuraghi presenti nel comune di Loculi, appaiono interessanti le schede redatte dal Taramelli nella Carta Archeologica del 1933. Nonostante contengano solo brevi cenni descrittivi, dati generici e talvolta inesatti, vale comunque la pena riportarle.
Il nuraghe Cràstu Ruju è posto ''... su di un mammellone dominante il rio Santa Vittoria, affluente del Cedrino, prima dello sbocco nella palude detta Paùle Lope; il nuraghe era costruito con blocchi enormi, rimane ancora un tratto di muro rettilineo e la base della torre per l'altezza di m. 2, il resto è demolito''. Di questo nuraghe, cosiddetto a corridoio, attualmente si conserva solo la base.
Il nuraghe Caraòcu o Corricanu è ''... a m 129 sull'orlo dell'allipiano basaltico, come il nuraghe Calistru. È dei meglio conservati del territorio: il torrione è alto m 5, ben conservata la porta con architrave e passaggio alto come un uomo; corridoio ingombro di massi, parte della cella accessibile''.
Il nuraghe Calìstru ricade attualmente in agro di Galtellì, ma nel recente passato ricadeva certamente in quello di Loculi.''È posto''... a quota 126 m sull'orlo dell'altipiano basaltico di Gollèi Lupu; la rovina è alta 3 o 4 metri, ma non si può conoscere alcun particolare. Col nuraghe Caraocu forma uno sbarramento dell'orlo dell'altipiano basaltico.
Il nuraghe Aìtu 'e Mùru è a nord dell'altopiano di Gollèi Lupu ''... sotto le pendici di esso rimangono i blocchi tondeggianti della costruzione ora demolita''. Delle pielre aforma di allare di cui parla il Casalis non rinane traccia visibile.
Anche il nuraghe S'Anzone è posto a nord dell'altopiano basaltico di ''Collei Lupu, al confine di Galtellì; rimangono poche pietre indizio del nuraghe scomparso''.
Completamente distrutto, o quasi, il nuraghe di ''Matt' e sole; su un cucuzzolo del monte di questo nome; appena il giro della base'''.
Del nuraghe di Orthennèra rimangono ben poche tracce.
Molto suggestivo, invece, quello di Preda Longa, situato in prossimità di uno scheggione naturale di notevole interesse ambientale. Il nuraghe è posto ''... sulla vetta del monte omonimo, a mt. 575, si conserva per circa 2 m. la torre, ma la porta è imerrata, come la cella interna''.
Il Soldati segnalava in località S'Ena Tùnda, sulla strada Loculi-San Marco, un nuraghe di cui non se ne conosceva l'esistenza: ''... a quaranta metri circa, s'incontra un nuraghetlo che si conserva ancora per un'altezza di 111 mt.; ha il diametro di mt 5,10 ed il muro ha uno spessore di mt 1,10. Il nuraghetto è molto coperto dal lentischio e così non sono riuscito ad individuare la porta''.
Il nuraghe di Survàre si trovava nel centro abitato di Loculi. È citato da Giovanni Spano nel Bullettino Archeologico Sardo del 1861, in cui si dice che un contadino trovò nei pressi del nuraghe Tuturu (o Survàre), un deposito di monete in argento e in bronzo.
Anche il Taramelli nel 1933 scriveva che il nuraghe ''Idda o Survare, a pochi passi dall'abitato di Loculi; è rovinato, ma restano le grandi pietre che formano la base''. Di questo nuraghe, citato sia dallo Spano sia dal Taramelli, purtroppo non rimane più traccia, in quanto è stato demolito per la costruzione di una casa di abitazione.